BEST OF

BlackWork

 

Chi pensa che questa sia solo una tendenza dell’ultimo periodo sbaglia.

Le origini del blackwork tattoo sono così remote che bisogna rispolverare il capitolo tatuaggi tribali per trovarne i primissimi esempi. Proprio per questo motivo, prima ancora di essere considerato un genere cool, deve essere inserito a pieno titolo tra quelli che tutti chiamano tatuaggi tradizionali. Parliamo in questo caso di traditional blackwork tattoo, che fu la prima espressione del genere. Questa si è poi evoluta, via via, in un genere più moderno che ha preso la forma di quelli che sono i tatuaggi blackwork che conosciamo oggi.

Parlando degli albori del genere, possiamo dire che la realizzazione di un traditional blackwork tattoo avveniva esattamente come quella dei tatuaggi tradizionali per antonomasia. L’unica differenza? L’assenza di pigmento colorato. Spesso il disegno realizzato è minimal e si gioca sui contrasti tra un nero più marcato e il colore della pelle.

Nel corso degli anni, come detto, lo stile si è evoluto e oggi esistono dei veri e propri maestri in grado di realizzare delle opera d’arte su pelle utilizzando solo il nero e giocando con maestria con linee piene e ombreggiature. Si parla di new blackwork tattoo, indicando un’evoluzione di quello che fu il tattoo tribale prima e il traditional blackwork poi. Le differenze tra i generi sono minime, ma le tecniche di realizzazione si sono affinate nel tempo così come accade per moltissimi stili.

A dire il vero, non esistono regole precise per questo genere di tatuaggi. Che si tratti di tattoo realizzati con linee sottilissime o spesse poco conta: quello che fa la differenza è l’utilizzo esclusivo del pigmento nero che caratterizza il genere. Anche le sfumature non sono sempre presenti e quando lo sono possono essere realizzate sia con il metodo della grattata che con il dotwork. Insomma, a ogni tatuatore il suo modo di interpretare il blackwork tattoo ma ciò che conta è il risultato.

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